

Aprii il biglietto con le mani che tremavano leggermente. La calligrafia di Jake era la stessa: netta, un po’ frettolosa, come se avesse un milione di pensieri che gli correvano davanti.
Paolo,
Se stai leggendo questo, significa che mi sono tirato indietro. O forse ho semplicemente esaurito il tempo a disposizione. In ogni caso, mi dispiace.
Non avrei mai dovuto permettere a una persona stupida come Laura di mettersi tra noi. La colpa è mia. Ma non è per questo che volevo incontrarla.
Qualche tempo fa ho scoperto di aver perso la scommessa.
Trattenni il respiro. Strinsi più forte il biglietto.
Ho il cancro, Paul. Di quelli brutti. Quelli in cui i dottori parlano solo di “metterti a tuo agio”. Pensavo di avere più tempo, ma la vita è strana così, eh?
Volevo vederti un’ultima volta, per ridere della nostra stupida scommessa, per dirti che non ho mai smesso di pensare a te come a mio fratello. Ma avevo paura. Paura che ti saresti arrabbiato. Paura che mi avresti guardato con pietà. Paura che sarei crollato davanti a te.
Quindi ho lasciato questo.
Ti conosco, Paul. Resterai qui seduto, finirai quella birra e ti chiederai perché non ti ho semplicemente affrontato. La verità è che volevo ricordarci come eravamo: due ragazzi che pensavano di avere tutto il tempo del mondo.
Prenditi cura di Laura. Prenditi cura di tua figlia. E non perdere tempo a serbare rancore per cose che non contano.
Hai vinto la scommessa, Paul. Ora fai qualcosa di buono con il tempo che ti rimane.
– Jake
L’ho letto tre volte prima di riporlo. Mi sentivo il petto pesante, la gola stretta. Ho lanciato un’occhiata al boccale di birra davanti a me, ancora intatto. Non sapevo se berlo o sbatterlo contro il muro.
Jake se n’era andato.
E non ho mai avuto modo di dirgli addio.
Non sono andato dritto a casa. Mi sono ritrovato a guidare senza meta, con le parole di Jake che mi risuonavano in testa. A un certo punto, mi sono fermato al parco dove facevamo le gare da bambini. Mi sono seduto su un’altalena, stringendo le catene, fissando il campo da basket vuoto dove avevamo trascorso intere estati.
Ho pensato a tutto il tempo che abbiamo sprecato. A tutti gli anni che avremmo potuto avere se solo fossimo stati un po’ meno testardi, un po’ più disposti a lasciarci alle spalle il passato.
Ho tirato fuori il telefono e ho fatto scorrere i contatti finché non ho trovato il nome di Laura. Ha risposto al secondo squillo.
“Ehi”, disse, con un sorriso nella voce. “Com’è andata?”
Deglutii a fatica. “Jake se n’è andato.”
Una pausa. “Andato?”
Le spiegai, leggendole il biglietto con un respiro tremante. Quando ebbi finito, rimase in silenzio per un lungo momento.
«Torna a casa», sussurrò infine.
Quella notte, mentre mettevo a letto mia figlia, lei mi guardò sbattendo le palpebre assonnata. “Papà, perché sei triste?”
Esitai, poi le scostai un ricciolo dalla fronte. “Ho perso un’amica oggi.”
Ci pensò per un attimo. “Per sempre, per esempio?”
Ho annuito.
Allungò la mano e mi strinse. “Mi hai ancora.”
Sorrisi, con un dolore al petto indescrivibile. “Sì, tesoro. Lo sento.”
La mattina dopo ho chiamato la madre di Jake. Non ci sentivamo da anni, ma quando ha risposto, sapeva già perché la stavo chiamando.
“Parlava di te tutto il tempo, sai”, disse dolcemente. “Si è pentito di aver lasciato. Semplicemente non sapeva come risolvere le cose.”
“Neanch’io”, ammisi.
Sospirò. “Ha lasciato qualcosa per te.”
Quel pomeriggio sono andato a casa sua in macchina. Mi ha dato una piccola scatola da scarpe consumata. Dentro c’era una vecchia foto di noi due: due ragazzi sorridenti, con le braccia intorno alle spalle. Qualche biglietto del cinema sgualcito, una pietra che giuravamo portasse fortuna, un quaderno ammaccato con schizzi di fumetti a metà che avevamo fatto da bambini.
In fondo c’era un’altra lettera. Questa volta più corta.
Vivi una bella vita, Paul.
Rendila importante.
Perdere Jake mi ha insegnato qualcosa che avrei dovuto imparare molto tempo fa: il tempo non aspetta. I rancori non ti scaldano la notte. E le persone che contano? Vale la pena lottare per loro.
Tenevo quella nostra foto sulla scrivania. Ogni volta che la guardavo, sentivo la voce di Jake nella mia testa, che faceva qualche battuta stupida, sfidandomi a gareggiare con lui ancora una volta.
E ogni volta sorridevo.
La vita è breve. Ripara ciò che è rotto finché puoi. Di’ ai tuoi amici che li ami. Lascia andare le cose che non contano.
E per l’amor di Dio, non scommettere su qualcosa di stupido come chi avrà più tempo.
Se questa storia ti ha toccato, condividila. Non si sa mai chi ha bisogno di sentirla.
Để lại một phản hồi